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San Lorenzo Suite, quarta e ultima puntata

Di: Fulvio Savagnone | 28/11/2011

(Riassunto delle puntate precedenti:
Un uomo sui 35 anni, in forma smagliante in barba alla pratica assidua di sex drugs and rock’n’roll, mentre si reca alla sua serata di lavoro viene sgozzato da un finto turista spaesato.
La stessa notte, il vostro beniamino, cioè il sottoscritto, vaga in preda a malinconie amorose per una città acidamente piovosa e solitaria. Avendo fatto un po' di movimento per tentare di dissipare dette malinconie, si dirige ora verso l'unica oasi in grado di risollevare i precordi. Ed ecco il Rive Gauche, ribollente di una umanità più che varia.
Quasi non riesco a bere la prima pinta che vengo accostato da uno sconosciuto che ha bisogno anche lui di venire a patti con il mal d'amore. E proprio a me deve venire a raccontare le sue vicissitudini
Lo sconosciuto comincia a raccontare una torrida storia di seduzione e passione con la donna del celebre DJ Jack The Groove della celeberrima e-radio Radio Roll. Peccato che la fanciulla abbia strane abitudini...


7. Les Liaisons Dangereuses (Passacaille)

Il tizio trangugiò un sorso non indifferente del tiramisù liquido propinatogli da Karl poi rinfrancato riprese
- Insomma la settimana dopo arrivo e subito digito la richiesta d’ingresso compare un messaggio di solo testo che avvisa ho detto diciotto e trenta cazzo dovevo aspettare altri tre quarti d’ora merda merda vado a farmi un giro poi torno alle diciotto e trenta puntuali mi apre stessa storia stesso intimo stesso drink comesichiama First Chakra Bliss ma non c’era certo bisogno di afrodisiaci epperò ancora Jack the Groove da Radio Roll a selezionare lo stesso pezzo e poi mi butta fuori come l’altra volta dice torna fra una settimana.
Capito? è andata avanti così per quasi sei mesi ogni volta eravamo sempre più vicini sempre più una fusione tantrica e poi e poi ora te ne vai che doccia fredda cazzo cazzo cazzo ci stavo male malissimo cioè di merda ma lei era la mia droga non ne potevo fare a meno era come paradiso e inferno al tempo stesso non c’è il primo senza il secondo ma che stronzate dico comunque pensavo chissà anch’io ero come una droga per lei magari anche lei aveva bisogno della mia presenza della mia energia però chissà perché sempre lo stesso giorno alla stessa ora sempre DJ Jack the Groove sempre quel pezzo quell’esplosione e poi va a casa e non chiedere nulla se mi vuoi bene.
Finché la settimana scorsa non ho resistito più e le ho chiesto ma cazzo perché.


8. Le Pub (reprise, Bourrée)
Il tizio riprese fiato ma non lo sprecò e inghiottì quel che rimaneva del suo Freddy Fudpucker.
Implorò Fammene un altro Karl anzi due altri è veramente speciale.
Karl aggrottò entrambe le sopracciglia guardò me io assentii. Mentre faceva apparire gli altri due Karl mi guardò di nuovo sorrise elusivamente poi mi sbarazzò dei miei bicchieri vuoti e produsse il mio caffè di fiducia Blue Mountain Excellence.
Il tizio tracannò uno dei due tumblers bassi e larghi fece una smorfia che gli ridusse la faccia ad una prugna secca della California bevve un sorso dall’altro rabbrividì e riprese.


9. Chagrins d’Amour (Loure)
- Dicevo allora insomma prima che mi buttasse fuori presi il coraggio a cento mani e le chiesi
Ma dobbiamo farlo proprio mentre trasmette lui e poi sempre lo stesso pezzo che dura sempre e solo il tempo di farti venire ma glielo chiedi tu di trasmettere ‘sto pezzo e poi perché cazzo non posso restare manco un minuto in più.
Lei mi bruciò
- Hai fatto la domanda che non dovevi fare ti avevo detto di non chiedere niente mai. E invece ecco proprio oggi hai fatto la cazzata hai chiesto perché e non dovevi non dovevi ma ormai va bene così posso pure risponderti. Mi buttò come sempre i miei vestiti si infilò una djellaba di lino chissà quanto le era costata autentico lino poi ricominciò
- Certo che glielo chiedo io così lui sa che io sto a casa e non c’è rischio che gli capiti lì mentre trasmette o meglio mentre si scopa le sue ammiratrici sulla consolle.
Perché lo sai lui è DJ Jack the Groove il grande DJ e ha schiere di squinzie di sgarzelle di forosette che lo adorano e vanno tutte lì negli Studi e lui se le scopa tra un pezzo e l’altro rendo l’idea?
Mi fissò come senza speranza che io potessi capire.
- E allora io mi scopo te.
Non riuscivo a respirare ero nudo avevo freddo.
Lei continuò
- L’hai voluto sapere e adesso lo sai.
Io non ero più troppo sicuro di volerlo sapere. Ci volle ancora qualche secondo di silenzi di sguardi scambiati poi realizzai e allora mi sgonfiai come un futon pneumatico bucato dal tacco di uno stiletto.
- Contenta tu riuscii a farfugliare infilandomi le mie cose.
- Contenta io sì contenta contenta ma ancora non del tutto soddisfatta.
- Vuoi che lo facciamo un’altra volta?
- Cazzo dici non intendevo quello anzi che è ora che te ne vai ormai è tardi lo sai no che non voglio che rimani qui.

Il tizio tacque mi guardò quasi implorante distolse lo sguardo cercò di focalizzarlo sulle decorazioni del suo drink che Karl improvvisava ispirandosi in genere all’ultimo film che lo aveva appassionato. Smise di cercare di focalizzare lo sguardo che tanto ormai non era più in grado di farlo alzò il bicchiere come per bere ma dovette vedere qualcosa nel liquido che chissà perché gli fece cambiare idea. Posò il bicchiere sul bancone cercò di darsi un contegno e mormorò
- Oggi era il giorno. Giovedì come sempre. Come sempre sono andato come sempre mi fa entrare ma stavolta era vestita normale si fa per dire jeans larghi e sdruciti maglione di lana grezza vera lana grezza ma dove li trovava dio dio dio vestita così mi pareva ancora più sexy e desiderabile che mai. Mi fa
- Vuoi un caffè
- Sì dico io tanto per dire qualcosa.
Niente First Chakra Bliss. No. Caffé, invece. La casa è nel silenzio totale niente Radio Roll la vostra e-radio preferita niente Acid Mother Temple niente DJ Jack the Groove.
Un silenzio spaventoso denso e blu. Bevo quel caffè seduto in cucina
- È finita vero? chiedo tanto per chiedere.
- È finita dice lei gli occhi un misto di affetto e compassione incredibile no? ma con uno strano lampo selvaggio.
Credevo che il caffè fosse amaro come nelle canzoni ma improvvisamente mi sembra sdolcinato lo finisco con un sorso e prima che mi venga la nausea mi alzo
- Va bene bambola no problem sono un uomo di mondo tutto OK le dico ma si vedeva lontano un miglio che non gliela davo a bere. Imbocco l'uscita riesco a non voltarmi e a camminare quasi con nonchalance. Come ho fatto non lo so.


10. Triste, solitaire (et Finale)
- E poi fuori. Merda merda cazzo cazzo oh come sto come sto male. Cammino invece di prendere la navetta per non dover incrociare lo sguardo con nessuno. Anche la città intorno a me appariva in preda al dolore e alla pena forse perché avevo ormai lasciato alle spalle l’hi-tech-last-trend dell’Agglomerato Nord un bubbone di lusso nella pelle di una metropoli a doppia velocità e ogni passo in più mi riportava verso la quotidianità delle megaunità abitative dove vivo.
E poi a casa. Gesti abitudinari anestetici un drink una doccia accendo il Mac come al solito mi connetto ed ecco là nero su plasma.
La notizia era sulle instant-news di tutti i providers.
La realizzazione fu talmente accecante che cominciarono a dolermi gli occhi e poi le tempie.
Correre correre correre fin laggiù oh come ho corso.
Mi apre di nuovo ma non mi fa andare oltre l’ingresso. Gli occhi adesso erano esaltati e nascondevano a stento una risata trionfante. Farfuglio
- L’hai fatto l’hai cioè aspetta...
Tiro il fiato
- Sei stata tu.
- Io? che scemo io no di certo è stato un mio amico un mio buon amico. Ma tu sei un uomo di mondo l’hai detto tu tu capisci le cose al volo starai tranquillo e terrai tutto per te vero? Fallo in nome della carne che ti ho dato o se preferisci in nome del mio buon amico che conosce a memoria anche i tuoi paraggi non so se mi spiego. Fallo per me amore mio dopo tutto Jack era un puttaniere. Mestiere pericoloso il puttaniere.
- Mi mette alla porta.
- Scendo quei dodici gradini con tutte le frattaglie annodate e ficcate in gola.
- Fuori la notte cominciata da poco era talmente indifferente il vento si era calmato e così la pioggia era meno amara del solito ma il freddo il freddo oh il freddo restava maledettamente umido. Ho camminato non so come fino a qui al Blocco S. Lorenzo Agglomerato Sud un bel pezzo di strada no?

Il mondo osservò dieci secondi di silenzio tutto Rive Gauche si muoveva al rallentatore.
Non mi venne da dire niente. Il vostro beniamino cioè il sottoscritto era stupefatto.
Poi la vita riprese come sempre.

Russo può procurarti un connettore spinale per gli squid di ultima ecchecazzo me so’ rotto li cojoni io da Roma mo’ me ne solito fesso non toccava a te devo ringraziare EJM Little per il plot ma è legale? venuto dopo tre minuti la prossima volta mi metto i mutandoni della nonna altro che lingerie la situazione richiede l'organizzazione di centri di resistenza so' catafratto che prendi? ma fammi il piacere legale pronte le mie dodici pinte? Nella misura in cui a valle di un certo discorso me li so' mangiati i prolegomeni

Ormai il tizio si era appeso a me pochi sono in grado di reggere tutti quei Freddy Fudpuckers si sa oltre un certo limite invece di aiutarti a risalire la china raggiungono l’effetto opposto e ti scaraventano più giù di quando avevi iniziato.
Uscimmo insieme.
Di fronte a noi la notte era ormai padrona dell’universo la notte il buio freddo e umido e S. Lorenzo Roma Italia Nord-Mediterraneo in tutto il loro splendore e solitudine nonostante le rade automoviles peccato per quel pezzo di luna che era riuscito a bucare le nuvole e a rovinare l’atmosfera.
Lui mi stava sempre addosso io lo aiutavo a camminare ma lentamente lo reggevo lo tenevo se no come avrebbe fatto a stare in piedi con quegli occhi a mezz’asta come persi altrove un sorriso come contento fiducioso rilassato s’era tolto un peso dallo stomaco e una storia dalla mente.
E che storia una storia pazzesca una storia da non credere.
Una storia che non doveva essere creduta che non doveva essere raccontata.
Non certo al vostro beniamino cioè il sottoscritto.
Proprio oggi che avevo fatto un favoretto alla mia amica Bea.




Questo racconto è stato scritto tra varie pinte di Guinness nel 1999 tra Roma e Potenza.
Radio Roll era una vera radio libera romana degli anni '70, chiusa per effetto del Teorema Calogero al tempo delle BR ed era la radio dove ho mosso i miei primi passi come speaker e selecter.
Ovviamente la radio, il DJ e gli avvenimenti narrati nel racconto sono totalmente fantasiosi, mentre lo staff del Rive Gauche (un pub che come ho detto nel precedente racconto esiste davvero), in particolare Karl, si ispira molto allo staff del RV dell'epoca.

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