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Rive Gauche cioè il mio pub di fiducia (II parte)

Di: Fulvio Savagnone | 26/10/2011
Continua...

Mentre Gionata guadagnava altri centimetri attraverso la calca assiepata al bancone verso il vostro come ipnotizzato beniamino traspirazione imperlava le labbra superiori di sesso maschile fruscianti cosce femminee si strofinavano l’un l’altra senza un conscio perché mani appena tremanti di ciascun sesso cominciavano ad allentare i bottoni superiori delle casacche rigorosamente fucsia di moda quel mese. La calca assorbiva energia da ogni sorgente la trasformava ne produceva di propria. Le luci già basse e calde ebbero un ulteriore calo di tensione. Un flauto di Pan cominciò ad echeggiare.
Le barwomen pandionisiache mi sorrisero incantate e sfiorarono interruttori nascosti con mani dai polsi avvolti in argentei bracciali di mercurio plasmaspiralato. Il mio sgabelo cominciò e vibrare. Ah! Zabri Steffi Pauline come vi ho sempre amato non per niente il Rive Gauche è il mio pub di fiducia.
In quell’istante Gionata mi raggiunse lambendo i miei pettorali con il seno la cui vibrazione era a malapena contenuta dal giubbino in pelle di lucertola biosintetica in tinta con i suoi occhi verde-fluo e troppo piccolo di almeno due misure.
I nostri occhi si unirono scariche elettrostatiche crepitavano da pupilla a pupilla.
Mi inchiodò contro il bordo dell’alcova. Le sete che ne rivestivano le pareti e l’autofuton cominciarono ad emettere luminescenze perverse. L'hardware proteomorfo del Rive Gauche era uno dei più avanzati dell’intero Nord-Mediterraneo: io avevo il mio morfosgabello->alcova riservato. Non per niente il mio credito mensile veniva direttamente versato sul conto del Rive Gauche cioè il mio pub di fiducia.
Neugebaum... le mormorai afono lei rispose affannata con quella sua ipererotica voce da jewish princess sei tu di nuovo... solo quella notte capii l’ingiustizia del mio nome...
Udii distintamente lo sfrigolio delle nostre labbra in collisione.
Meno male che avevo le labbra raffreddate per aver leccato prima uno dei glaçons che Karl mi aveva passato. Ma non bastò.
La bionda nel frattempo aveva terminato il suo Idrossibutenolide Sour ed era avviluppata capezzoli e tutto il resto al suo non tanto più ignaro vicino che all’ennesimo inavvertito orgasmo passeggero le aveva perdonato la sottrazione del chip di credito e le stava intestando parte dei suoi immobili.
Anche le barwomen pandionisiache cominciavano a perdere la loro seraficità mentre la necessità di umettare riarse fauci e mucose in genere spingeva clienti dagli occhi la cui brillanza tradiva leggere aberrazioni nella percezione cromatica a sottoporle a ritmi infernali di spillamento di Guinness Doppio Corpo la versione semiafrodisiaca della famosa stout.
Sai sussurrò la punta della lingua di Gionata alla ricerca di esperienze tantriche nel mio orecchio interno prima di quella notte conoscevo solo i centoventi secondi di quei ragazzetti pedicellosi che comunque sarebbero riusciti a farlo anche con una scaloppa di fegato di vitella.
Neugebaum le risposi ansimante mentre le slacciavo lo slacciabile rovesciandola tra i cuscini orientali della mia alcova riservata non ho mai dimenticato il calore del tuo sguardo.
A quel punto spasmi tetanici percorrevano la sala.
Mugolii non più contenuti venivano passati di labbro in labbro mentre questi con fare prensile esploravano territori carnei che le Chiese Monoteiste Unificate concordavano nel divieto di esplorare.
Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management del Rive Gauche valutavano con crescente preoccupazione etologica un’orda di giapponesi di vari sessi scaricati dal solito bus della Far East PanAsian Airlines ricca convenzione quella per il mio pub di fiducia.
Gli estremi orientali erano entrati pressoché contemporaneamente e sinergicamente in estro nel momento in cui la bionda avendo idrovoricamente prosciugato i succhi e le finanze del suo ormai fin troppo consapevole ma semiincosciente avventore cominciò ad invocare Gionata con voce sempre più roca e pericolosamente ormonale. I giapponesi erano già in una fase avanzata dell'esecuzione di riti ancestrali di corteggiamento rivolti ad un gruppo di suore canadesi piuttosto avvenenti nei loro clergywoman verde petrolio ghiacciato entrate da poco e ancora appena sbigottite visto sì che credendo di salire sulla navetta che doveva condurle all’udienza pontificia della notte della Pasqua Monoteista Unificata erano state invece dirottate su un pullman della Decadent Rome Red Night Line da un software di routing in cui si era improvvisamente manifestato il temuto virus VCS3 dove la S sta per Satan e V e C stanno per qualcosa che è meglio non sapere.
Nella mia alcova riservata intanto il nodo gordiano dei nostri corpi era tale che mi ritrovai a solcare con la lingua l’incavo del mio ginocchio credendo fosse quello dell’ascella di Gionata la quale emettendo suoni trionfali di piacere direttamente dal primo chakra mi afferrò la nuca premendomi il volto tra i seni. Le sue torride protuberanze mammillari mi carezzavano morbide i padiglioni auricolari una per lato. Praticamente stavo soffocando.
La mia morfoalcova emetteva radiazioni estatiche oltre i limiti di guardia. Le barwomen pandionisiache con la gola imperlata di sudore le cui minute goccioline evaporavano tumultuosamente scivolando lungo il solco tra i seni appena mostrati dalla scollatura a vu stretta che arrivava poco sotto l’ombelico presero ad azionare altri interruttori per attivare i sistemi multipli di termoomeostasi a scambio ionico.
La sala era in totale assenza di mente razionale preda ormai alla tantrance più sfrenata. La musica pneumodiffusa aveva ormai raggiunto ritmi baccanti.
Karl capì subito che la situazione stava sfuggendo ad ogni controllo quando in cinque fra cui uno dei giapponesi e la madre superiora delle suore canadesi si presentarono al bancone e chiesero senza staccare le bocche dal groviglio dei rispettivi corpi seminudi il Tiger Mary il favoleggiato e misterioso cocktail dalle temute ma segretamente ricercate proprietà afrodisiache a base di rarissimo sperma aromatico di pantera albina tibetana fatto fermentare in piccoli carati di rovere del Limousin. Ogni pub degno di questo nome lo aveva nella lista degli Specials ma mai nessuno aveva osato chiederlo più né al Rive Gauche né altrove dopo il mitologico incidente dell’Harry’s Bar di Tashkent del 1999.
In quel mentre la bionda ci raggiunse e si insinuò felice tra i nostri corpi in piene convulsioni orgasmiche. Questo diversivo mi permise di riprendere a respirare pur permanendo l’adorazione delle gionatiane protuberanze mammillari.
Karl anche ammirando l’orgia panica in pieno svolgimento provava tuttavia un vago senso di apprensione per l’incolumità del locale. Si consultò con Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management. Insieme indossarono le apposite tute termiche con visori schermati all’iridato di xenon e scesero i tre gradini che portavano alla mia morfoalcova riservata.
Fecero appena in tempo a suggerire Flux non è forse il caso di continuare nella tua unità residenziale quando Gionata e la bionda saltarono loro addosso lacerando una dopo gli altri tuta vestiti e underwear e li trascinarono tra le sete orientali ormai fuse.
Karl fu il primo a cedere mormorando la vita è breve. Gli altri opposero una decisa resistenza ma capitolarono al “breve”.
Il Rive Gauche era così diventato il Tempio del Dio Pan. Nessuno più manteneva alcun ritegno nel godimento dell'attimo fuggente del carezzevole brivido dell'orgasmico abbraccio.
Furono le barwomen pandionisiache a salvare la nottata.
Quando si accorsero che fuori si era radunata una folla di freudianiedipei di junghianicollettivamenteinconsci di reichianiorgonici tutti in rissa permanente tra di loro e poi torme di geologi tellurici con le loro scale Richter mucchi di ingegneri nucleari con i loro sensori geiger schiere di channelers new age con i loro cristalli terapeutici greggi di medium old age con i loro pendolini radiestesici branchi di ecoetologi con le loro papere behaviouriste armenti di predicatori monoteisti unificati con i loro roghi anatemosessuofobici mandrie di semplici curiosi con le loro inespressioni e tutti in fila per entrare con la malcelata speranza di partecipare o almeno assistere all’esplosione panica finale dell’orgia del secolo le mie amate Zabri Steffi Pauline capirono subito che ogni secondo era prezioso.
Sfiorarono ancora una volta gli interruttori del software proteomorfo con mani dai polsi avvolti in argentei bracciali di mercurio plasmaspiralato.
Ora se c’è una cosa al mondo che mi deprime l’erezione è dover concentrarmi sui ritmi asincroni di un’orgia panica stando sdraiati in sei quattro maschietti due femminucce di cui una è Gionata Neugebaum non più nell’alcova ma su uno sgabello duro scuro e lucidato sapete già da che.
Gionata mi guardò sconcertata lo sguardo verde-fluo polarizzato un po’ spento peccato disse era bello. Se ne andò rimproverando Karl il quale era tornato in sé non appena era riuscito a toccare di nuovo lo shaker perché con tutti i crediti che aveva pagato il Cicloottatetraene Bum Bum pensava di aver diritto ad uno sgabello più soffice e portando via con sé i fuseaux stretch a mezzo polpaccio caviglia come fresata al tornio e tutto il resto di conseguenza.
Non la rividi mai più.
Come per incanto la situazione scemò anche nella sala. I grovigli di membra si sciolsero. I gruppi si separarono. Casacche rigorosamente fucsia di moda quel mese vennero riabbottonate. Gli avventori e le avventrici si ricomposero in amabili conversari senza più impegno né sottintesi. Estévan Gÿorgy e Schwarz l’apollinea triade del management tornò dietro il bancone. Le barwomen pandionisiache ripresero a sorridermi incantate Dio solo sa se ne avevo bisogno come dissi poi alla bionda che capii subito aveva invece solo bisogno d’affetto.
Come se nulla fosse successo.
L’unico strascico fu il famoso incidente diplomatico tra Giappone e Canada.
Ma questa è un’altra storia.



(Questo raccontino è stato scritto nel 1996. Il Rive Gauche esiste davvero, sta in via dei Sabelli a San Lorenzo, a Roma. Davvero è il mio pub di fiducia, e le sue barwomen erano all'epoca, ma anche quelle di oggi forse lo sono ancora, davvero pandionisiache.
La mia alcova riservata purtoppo non esiste, nonostante l’entità e regolarità del flusso di cassa (dalla mia alla loro).
A questa storiella ho dato un seguito dai risvolti un po' più noir, sempre ambientata nel Rive Gauche. Se fate i bravi ve la racconto la prossima volta.
Il vostro beniamino, cioè il sottoscritto
Flux

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