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Ieri era il compleanno di La M

Di: Fulvio Savagnone | 15/10/2007
(Il post esce oggi per non sovrapporsi a quello di ieri di Franz)

Il 14 ottobre di 72 anni fa nasceva in una capanna di tronchi nell'Idaho La Monte Young, patriarca, insieme a Terry Riley, del cosiddetto minimalismo.

Da giovane suona con Eric Dolphy, Bill Higgins e Don Cherry. Si interessa presto alla musica seriale e di Cage, e poi agli effetti di toni ricchi di armonici (come per esempio quelli della voce o degli archi) sostenuti per lungo tempo.
Costituisce parte importante del movimento Fluxus, un movimento di artisti concettuali di varia estrazione, (John Cage, Allan Kaprow, Joseph Beuys, Nam Jun Paik, Yoko Ono, Genesis P-Orridge, tanto per citare i piiù celebri) dediti a decontestualizzare (ahimé...) l'arte. Famosi sono i suoi concerti nel loft di Yoko Ono (pre-Lennon...).
Concepisce così eventi, happenings (oggi li chiameremmo installazioni) in cui la musica è un continuum che pervade l'ambiente: The Theatre of Ethernal Music: eterna perché anche il silenzio è parte integrante della performance, cosicché si può argomentare che l'esecuzione non abbia mai termine.
La prima formazione prevedeva La Monte Young e la sua compagna Marian Zazeela (che curava anche l'aspetto visuale di luci e ombre), Tony Conrad al violino, John Cale alla viola e Angus McLise alle percussioni.
Questi ultimi due andranno poi a formare i Velvet Underground, ma Angus McLise, un vero e proprio alieno, non arriverà mai in sala di incisione perché non concepiva né il suonare per soldi, né lo spazio-tempo del resto di noi, e quindi magari non si presentava ai concerti: una volta arrivò con un'ora di ritardo e così continuò a suonare un'ora dopo che il concerto era finito per compensare...

Nel 1970 La Monte Young comincia lo studio della musica indiana, essenziale per il suo percorso artistico fatto di lunghi suoni, microtoni e armonici, con Pandit Pran Nath, uno dei più grandi vocalisti classici, fino alla morte di quest'ultimo. Nel 1974 suona la sua opera più celebre, The Well-Tuned Piano", in prima mondiale a Roma (io c'ero!!!): una composizione per piano accordato secondo la scala degli armonici naturali che aveva una durata variabile tra le due ore e trenta e le sei ore e ventiquattro minuti -- il più delle volte superava abbondantemente le quattro ore. L'accordatura era talmente complessa da richiedere un mese di lavoro nella sala dove sarebbe dovuto avvenire il concerto.

Insomma, una musica per piani diversi di coscienza: ricordo che tutte le volte che l'ho visto a Roma (Sala Borromini, la galleria L'Attico--dove avvenne la prima mondiale-- o la Contemporanea nel garage di Villa Borghese) la sala aveva moquette, tappeti e cuscini, ci si toglieva le scarpe prima di entrare e ci si sdraiava...

Va bene, sappiate che presto inizierò una rubrica intitolata Droni e Bordoni: la Musica Visionaria, dove mi propongo di esplorare questo genere di musica e di artisti...

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