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Creatori e Fruitori vs Distrib

Di: Fulvio Savagnone | 04/10/2007

Mesi fa: Prince, da sempre non proprio in armonia con i discografici, include nel prezzo del biglietto dei suoi concerti inglesi (appena £st 31,00) il suo ultimo disco "Planet Earth"; lo stesso disco viene poi distribuito gratuitamente con l'edizione domenicale del quotidiano inglese "The Mail". Per un po' è stato addirittura disponibile su vari siti per il download gratuito.

Qualche giorno fa: i Charlatans renderanno disponibile per il download gratuito il loro nuovo album attraverso il sito web della radio inglese XFM.

L'altro ieri: i Radiohead, onorato fino in fondo il contratto che li legava alla EMI e ormai liberi, faranno quasi altrettanto con il loro attesissimo settimo album "In Rainbows". A partire dal prossimo 10 ottobre il download sarà a offerta libera: il sito dice: "It's up to you - No really, it's up to you.", cioè "Fate voi – no, davvero, fate voi". Se uno non vuole offrire niente dovrà comunque pagare la transazione di £st 0,45 (circa € 0,70).
Si potrà comunque acquistare a £st 40,00 un deluxe discbox, che include due CD, due vinili, artwork e booklets vari.

Che sta succedendo?
Succede che i creatori—ora anche i grandi nomi—grazie alle tecnologie di registrazione contemporanee e al diffondersi della banda larga possono prodursi in proprio e decidere che fare della proprio creazione, eventualmente raggiungendo direttamente il Fruitore. Una remissione sui ricavi discografici (che comunque l'artista vede in piccole percentuale del prezzo di vendita del disco) è ampiamente compensata dai ricavi di concerti. merchandising e quant'altro.
Succede che i Creatori non devono più sottostare ai ricatti e imposizioni di produttori che vorrebbero canzoni fatte con lo stampino e di discografici che vogliono solo spennare il più possibile il Fruitore.

D'altronde già dagli inizi di Internet, quando di banda larga ancora non si parlava, s'era capito che questo contatto diretto senza intermediari sarebbe stato prima o poi possibile—solo le case discografiche hanno fatto gli struzzi, sperando di poter continuare impunemente a mungere gli uni e gli altri.
Fino a ieri era praticamente impossibile che i musicisti pubblicassero il proprio lavoro con le loro forze. Tutta la catena produttiva (studi, stampa, distribuzione) era in mano ai discografici, che potevano quindi trattare da una posizione di forza assoluta: da qui i loro guadagni stratosferici, da qui gli alti costi dei CD, ecc.
L'avvento del digitale e della registrazione su disco rigido ha cambiato questo stato di cose. L'arrivo della banda larga ha fatto il resto.

Con i risultati sotto gli occhi di tutti: artisti che si autoproducono, vendite di dischi a picco, negozi di dischi che chiudono, sia quelli di nicchia (vedi Disfunzioni Musicali a Roma) sia le grandi catene (vedi Fopp e Tower in Gran Bretagna), P2P più o meno illegale e download legali (iTunes Store su tutti, più di due miliardi di brani venduti) che invece prosperano.

L'antinomia di Creatori e Fruitori vs. Distributori è di lunga data: già Mark Twain in un articolo del New York Times pubblicato il 12 dicembre 1906 descriveva gli editori come  "pirates"!

Dei Creatori abbiamo già detto. I Fruitori, dal canto loro, hanno sempre ritenuto e tuttora ritengono che una volta acquistato un disco (o, oggi, un brano downloadato legalmente da internet) hanno diritto a farne ciò che vogliono.
Il Distributore vorrebbe invece che la musica rimanga di sua proprietà: se faceste una festicciola a casa vostra e metteste su un po' di musica dovreste pagare la SIAE, backuppare vinili e CD regolarmente acquistati, anche se solo sul proprio iPod, sarebbe pirateria (appena l'altro giorno
lo ha affermato ancora una volta un avvocato della SONY/BMG), i brani downloadati legalmente sono pieni di trucchi elettronici imposti dai discografici che ne impediscono il libero uso (i cosiddetti Digital Rights Management, DGM).

Ma anche qui le cose stanno cambiando: qualche tempo fa Steve Jobs, CEO di Apple e ideatore dell'iTunes Store, ha scritto una lettera aperta alle case discografiche chiedendo di eliminare i DRM dai dowloads legali, suscitandone boati, proteste e urla…
Poco tempo dopo, però, EMI ha aperto la strada e messo a disposizione una fetta di titoli senza DRM, con il risultato che ora su iTunes store sono disponibili una milionata di brani senza DRM, a qualità migliore e prezzo leggermente più alto.
Appena qualche giorno fa Amazon ha iniziato la vendita di mp3 senza DRM a prezzi inferiori di quelli di iTunes (ma i titoli disponibili sono meno).

La concorrenza ormai è avviata e sicuramente vedremo allargarsi la disponibilità di titoli senza DRM a prezzi sempre più contenuti.
E i discografici non potranno far altro che adeguarsi…


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