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Avvolgere

Di: Stefano Santoni | 16/11/2016
A tre anni di distanza dal precedente “Circumambulation” tornano i True Widow dell’ex Slowride Dan Phillips con il loro quarto album che si pone ancora al crocevia polveroso tra stoner-rock e shoegaze, strizzando l’occhio alle proprie reminiscenze blues ed indie-rock.
Il trio texano prova a perfezionare la personale formula “stone-gaze” facendo galleggiare il proprio suono sporco, distorto e gonfio di watt, in una dimensione narcotica ed onirica che prende curiosamente il nome di un verbo italiano: “Avvolgere”. La prima definizione del vocabolario italiano riguardo al verbo avvolgere recita così: ”Girare una o più volte una cosa intorno a un’altra o su sé stessa”, e sembra proprio il procedimento adottato da Phillips e compagni per costruire la propria musicalità ritmica e melodica.Il riff granitico dell’opener “Back Shredder” gira infatti con immane pesantezza su se stesso, la voce del chitarrista sembra provenire da un drone che fa fatica a prendere quota. Le stesse identiche modalità vengono riprese per costruire il primo singolo “Theurgist”, un monolite che riesce sempre a tenere sulla corda con le melodie a galleggiare prive di gravità su una chitarra sgranatissima. La formula sonora della band è consolidata nella sua potente flemmaticità, non ci sono sostanziali variazioni o nuovi picchi rispetto al disco precedente che possano far gridare al miracolo, ma i musicisti sembrano focalizzati più sulle canzoni che sulle proprietà narcolettiche del proprio suono, il che è un’ottima cosa se i risultati sono quelli della convincente “F.W.T.S:L.T.M.”, dove la potenza dei watt viene controbilanciata da una splendida linea melodica.
A spezzare la monotonia e il monolitico viaggiare dell’album c’è il maggior coinvolgimento della bassista Nicole Estill nelle parti vocali, come nella breve elegia acustica di “To All That He Elong” o nell’incedere quasi grunge di “Sante”.Questa intrigante alternanza vocale trova il suo climax in “The Trapper & The Trapped” dove il verbo avvolgere si fa riflessivo ed il suono lo segue arrotolandosi, avviluppandosi su se stesso come le spire di un serpente. In altri frangenti (“Entheogen”) il trio si diverte ad indurre uno stato di trance ipnotico incanalando la lentezza doom in una melodia dalle tinte dark solo lievemente accarezzata dal lento e distante salmodiare di Phillips. Non tutto funziona bene però, “O.O.T.P.V.” ad esempio prende troppo alla lettera il titolo dell’album, perdendo energia mano mano che i pattern strumentali si ripetono ciclicamente, finendo per suscitare una certa noia.
La conclusiva “What Finds Me” vede ancora la voce della Estill in primo piano, ed è un abbandonarsi quasi blues a far sciogliere la tensione che pervade l’intero lavoro, sei minuti in cui la band rende più lieve il peso dello stoner-rock, si lascia andare all’abbraccio confortante dello shoegaze, rendendo il viaggio intrapreso meno monotono e lasciando l’ascoltatore con un sapore di romantica leggerezza in bocca.Anche se i tre formalmente restano granitici ed impassibili nel loro percorso sonoro, è indubbio che il fascino dei True Widow sia proprio nella dimensione quasi metafisica che la loro musica riesce a proiettare, ed è proprio questa (apparente) staticità che fa risaltare ancora di più sia alcune inaspettate aperture melodiche, che il sapiente alternarsi tra le voci maschili e femminili, ormai diventato un loro marchio di fabbrica. Un ritorno convincente.

Voto: 7/10

AVVOLGERE (Relapse – 2016):

01. Back Shredder 4:21
02. Theurgist 4:38
03. F.W.T.S:L.T.M. 5:15
04. The Trapper & The Trapped 5:14
05. O.O.T. P. V. 5:42
06. Entheogen 5:47
07. To All That He Elong 1:55
08. Sante 3:52
09. Grey Erasure 3:25
10. What Finds Me 6:00


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