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She Sleeps, She Sleeps

Di: Stefano Santoni | 06/04/2016
Mats Gustafsson (saxes), Johan Berthling (contrabasso) e Andreas Werliin (batteria, lap steel) arrivano con She Sleeps, She Sleeps al terzo album (quinto se contiamo le collaborazioni con Jim O'Rourke e Oren Ambarchi) sotto il nome di Fire!, dove confermano la bontà della loro idea sonora. Nessuno come loro riesce a costruire aerodinamiche navicelle spaziali, riempirle di psichedelia, noise e kraut, e poi farle atterrare dolcemente su un pianeta dove la materia prima è l'improv-jazz. Difficile dire se il combo svedese riesca ad entusiasmare più nella classica formazione a tre, o nella versione allargata Fire! Orchestra dove insieme ad altre decine di musicisti (dalla versione a 30 sono passati a quella a 18) provenienti dagli universi noise-jazz-improv scandinavi, riescono a lasciarsi andare senza rete nel mescolare e trasformare free jazz, canzoni, noise, kraut-rock in un'estatica orgia di suoni, facendo rivivere a modo loro i mondi solari e fantastici dell'Arkestra di Sun Ra. Proprio gli estenuanti tour come Orchestra hanno portato Gustafsson e compagni ad asciugare, e di molto, la loro strumentazione: via il Fender Rhodes e le contaminazioni elettroniche che arricchivano il precedente (Without Noticing) e via anche il basso elettrico a favore del contrabbasso classico. Ci troviamo al cospetto di un qualche oscuro rituale (e si intitolerà proprio Ritual il nuovo Fire! Orchestra previsto per la fine di aprile 2016), il cui inizio è invocato dai cupi e solenni rintocchi posti in apertura di She Owned His Voice. La combustione evocata dal nome del trio è lenta ma inesorabile, le linee di contrabbasso si fanno via via sempre più seducenti e rapide sotto un rotolare di percussioni e piatti, preparando il terreno prediletto per il chirugico incedere dei soffi del sax baritono che disegna orbite ellittiche di estatico rapimento. She Sleeps, She Sleeps raddoppia la durata del brano di apertura portandoci a condurre una lunga marcia al buio introdotta da una pulita linea di basso e da un'incedere marziale del rullante di Werliin, alternato da sapienti colpi di piatti. Su questo terreno scuro e lineare il sax prima cammina accarezzando il suolo, poi sbraita, si inerpica, cade, si rialza. Una straziante maratona, durante la quale si percepisce la presenza di entità malevoli tutto intorno, come lo stormo di insetti che all'improvviso sembra coprire la luce del cielo, che altro non è che la chitarra dell'ospite Oren Ambarchi che raddoppiando i capricci del sax, riesce a domarli in un catartico finale. La seconda parte si apre con il brano più breve del lotto, She Bid A Meaningless Farewell, dove è Werliin a prendere il comando delle operazioni con il suo drumming poderoso nel colpire con stordenti ritmi kraut su cui Gustafsson a metà del brano si diletta a pennellare con il suo sax meraviglie cosmiche impennandosi e facendo alzare i registri prima di spegnersi lentamente in una nuvola polverosa accompagnato dal violoncello di Leo Svensson Sander. Si torna nelle scure brume scandinave con la conclusiva She Penetrates The Distant Silence. Slowly dove le dita di Berthling si abbattono pesanti sulle corde come macigni, Werliin tratteggia un tempo slow-core, e Gustafsson tira fuori note lente e malinconiche, una sorta di blues macilento, mentre il tempo scorre inesorabile. I passi si susseguono lenti, i nervi sempre tesi, gli anfratti sempre pericolosi, il violoncello di Svensson Sander appare di nuovo facendoci girare la testa all'indietro...circospetti e sospettosi. Una porta che cigola, brevi colpi sui piatti, il sax che si attorciglia e poi si distende. Un viaggio malinconico, scuro, lento, affascinante, notturno, emozionale. Enorme il carico di adrenalina e la vibrazione che rimane nell'aria anche quando si arriva a destinazione ed il silenzio ci circonda di nuovo. Enorme quanto la consapevolezza che i Fire! sono al giorno d'oggi, tra i più incredibili/credibili compagni in questa fantastica avventura che è la musica, nonchè la stella probabilmente più luminosa di tutto l'universo improv-jazz-avant. E il 29 di Aprile, quando uscirà il nuovo Fire! Orchestra, chissà in quale incredibile universo saranno capaci di portarci stavolta.

Mats Gustafsson: tenor, baritone and bass saxes
Johan Berthling: double bass
Andreas Werliin: drums and lap steel guitar


Oren Ambarchi: guitar on 2
Leo Svensson Sander: cello on 3 and 4

- Stefano Santoni

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