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Innocence

Di: Stefano Santoni | 24/02/2014
Avevo lasciato i tre barbuti fratelli nella loro fattoria in Virginia chiedendomi come stessero trascorrendo il tempo. Beh, non sono mai rimasti con le mani in mano, prima hanno fatto uscire un 7' intitolato Heat Leisure per l'italiana Bronson Produzioni, poi si sono lanciati nella produzione di un curioso documentario dove insieme agli amici Greg Fox (Guardian Alien, Liturgy) e Steve Strohmeier (Arbourteum, Beach House) hanno riarrangiato a mo' di jam session all'aperto le tracce del 7' immortalando poi il tutto nel documentario Heat Leisure Film, presentato nell'aprile del 2013 al Chicago International Music and Movies Festival.
Ma sapevo e speravo anche che nella suddetta fattoria i miei cari Jennings, Van and Lain Carney stavano preparando l'atteso seguito al fortunato e splendido Echo Ono e la curiosità era tanta: dove sarebbero andati a parare stavolta? Sarebbero tornati alle lunghe cavalcate psichedeliche come l'EP Comecrudos o come la splendida Panipticons che chiudeva l'album precedente oppure avrebbero continuato ad asciugare i suoni come in gran parte dello stesso Echo Ono?
Registrato tra Gennaio e Settembre 2013 ecco materializzarsi davanti ai miei occhi il tanto atteso Innocence. La risposta alla mia domanda precedente non tarda ad arrivare visto che la title track posta in apertura di album propone poco più di due minuti di riff Zeppeliniani sparati e saturi: "Please Listen At Maximum Volume" è il loro invito scritto chiaro e tondo nella busta del vinile, e come si fa a dar loro torto? La spinta poderosa stoner-psichedelica continua nella spinta sonica del fuzz di Lack Lustre Rush con quel rullante ovattato che batte nelle tempie e fa muovere i piedi senza sosta, e con i bei riffoni potenti e saturi di Ghosts, un enorme martello stoner posizionato nel deserto che non fa prigionieri. Dopo questo trittico abrasivo e appena passata l'eco dei clangori percussivi e del fuzz martellante, ecco materializzarsi un antico organo Hammond ad introdurre It's The Greatest, mid tempo dal sentore Floydiano che da una parte fa tirare il fiato e dall'altra tiene sulle spine perché sembra debba esplodere da un momento all'altro senza che poi invece succeda. Noble Weeds è una ballata dal sapore quasi folk, con la chitarra ben in vista nel finale, bella ma quì forse i 3 fratelli potevano fare qualcosa di più.
La Wildfires che chiude la prima facciata è un'altra ballad, corale e maestosa, quasi un tributo agli Stones, sicuramente da accendini allo stadio, ma ce ne fossero in giro di ballate così... La scaletta è ben studiata a tavolino, tre brani tiratissimi posti in apertura seguiti da altri tre più morbidi, messi ad hoc per tirare il fiato, prima che si riprenda a spingere sull'acceleratore con una Surrounded By Diamonds dai pesanti riff Sabbathiani e la seguente, ancora sonica, Beings Of The Rarest. I saltelli quasi da filastrocca stoner di Shining fanno fare la figura dei dilettanti a molte band degli anni '90 prima che ci si rilassi ancora con Darkness is Coming, ballata quasi pop e alquanto Floydiana (stavolta nell'accezione meno brillante del termine), probabilmente l'unico passo falso dell'intero lavoro, ma in ogni caso si parla di quisquilie.
Il basso pulsante e potente apre We've Got it Wrong, brano conclusivo di un lavoro che conferma i fratelli Carney come band di assoluto rilievo, capace di standard qualitativi elevatissimi, ed in grado di assurgere a status di vero e proprio classico, cosa assai rara nel magma quasi inestricabile che è la musica del nuovo millennio. Perfettamente in bilico tra deserto e furia iconoclasta alla MC5, tra Stooges e psichedelia, Innocence in realtà non aggiunge ne toglie nulla a quello che i fratelli hanno già fatto, ma che Dio benedica i Pontiak ed il loro meraviglioso mondo rurale dove riescono a proiettare quel rock vero, intenso, potente che così tanto ancora riesce ad affascinare e a emozionare.

- Stefano Santoni

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