Cerca tra i 5420 podcast,
l'archivio delle nostre trasmisioni dal 2006

Goldfoil

Di: Stefano Santoni | 18/07/2013
Adriano Viterbini lascia momentaneamente Cesare Petulicchio, suo compagno di avventure nei Bud Spencer Blues Explosion, portando con se le sue sei corde ed intraprendendo un viaggio polveroso e affascinante all’interno dell’american primitism e del prewar folk omaggiando con passione e competenza decenni di strade blu. Le 12 tracce di GOLDFOIL (nome del pick-up montato in una delle sue chitarre) ci portano su quelle strade percorse da alcuni eroi della chitarra blues e folk del presente e del passato come Blind Wille Johnson, Robert Johnson, Woody Guthrie, John Fahey, Alvin Youngblood Hart, Tim Hardin e Jack Rose, tutti omaggiati più o meno apertamente dal talentuoso chitarrista romano. L’antica materia blues viene plasmata in tutte le sue forme, la chitarra e lo slide vengono suonati con cuore ed anima come raramente abbiamo avuto la fortuna di ascoltare. Adriano ci fa tornare indietro nel tempo, quando non esistevano gli album come li abbiamo sempre conosciuti semplicemente perché i primi dischi in gommalacca da 10″ non potevano contenere più di tre minuti per lato e le foto erano virato seppia, ma le emozioni in musica venivano tramandate da padre in figlio e non solo nelle classiche 12 battute del blues. Anche nelle riletture dei classici come “Vigilante Man” di Woody Guthrie o in quelli più recenti come “Kensington Blues” del prematuramente e recentemente scomparso Jack Rose, Adriano suona originale e personale, chiude gli occhi lasciando che sia la sua anima blues a condurre lo slide come nel traditional “God Don’t Never Change”. Tutto l’album è un abbandonarsi alle sei corde della sua chitarra a parte la splendida “New Revolution Of The Innocents” che vede la partecipazione di Alessandro Cortini, appena rientrato nella line-up dei Nine Inch Nails, con i suoi synth modulari (ed in particolare il Buchla). In “Blue Man” Adriano cambia per un attimo la destinazione del suo viaggio omaggiando la musica tuareg affascinato da una cassetta portata dal padre dopo un viaggio in Niger, mentre con “No Name Blues” il viaggio spazio temporale ci porta direttamente dalle parti del Delta del Mississippi cento anni fa. Ci sono tutti i diversi stili del blues maneggiati con passione e mestiere, e la chitarra sa essere tanto quasi funk in quell’omaggio ai luoghi dove è nato che è “Montecavo”, quanto magia ispirata dal John Fahey di America e dal lago di Castel Gandolfo, luogo di vacanze giovanili, in “Lago Vestapol”. Adriano già aveva ripercorso alcuni brani di folk songs tradizionale nel progetto Black Friday insieme a Luca Sapio dei Quintorigo, ma qui davvero incanta ed emoziona sia quando riprende la splendida “If A Were A Carpenter” di Tim Hardin (un must da fischiettare a casa Viterbini), sia quando suona in maniera superlativa senza soluzione di continuità diversi traditional in “Stella South Medley”. Lasciatevi conquistare da questo intimo mix si tradizione e modernità, lasciatevi avvolgere da questo suono che non è e non potrà mai essere antico, lasciatevi turbare e abbandonatevi alla passione dello slide di Adriano Viterbini. Un esordio emozionante, che sa unire tradizione e modernità con passione e coraggio. Bravissimo.

Condividi

     

Commenta

ULTIMI POST