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Innocence Is Kinky

Di: Stefano Santoni | 28/06/2013
Durante l’Øya Music Festival di Oslo nell’autunno del 2011, la musica di Jenny Hval e l’installazione di luci di Kyrre Heldal Karlsen hanno accompagnato la visione del film muto del 1928 “La Passion de Jeanne D’Arc” diretto dal danese Carl Theodor Dreyer. Questa installazione audio-video è stata chiamata dagli autori “Innocence Is Kinky”, ed il lavoro per produrla ha impegnato i due su più fronti diventando prima un libro, e successivamente nell'aprile 2013, il secondo atteso lavoro dell’artista norvegese dopo lo splendido “Viscera” di due anni fa. Lei stessa racconta così il processo compositivo:”Durante il periodo in cui scrivevo e registravo per l’installazione sonora, ero in tournee suonando il materiale relativamente calmo del mio precedente Viscera in vari Clubs e Festival in giro per l’Europa e l’Australia. Mi sono ritrovata via via più aggressiva sul palco con questo materiale, con il desiderio di suonare più rumorosamente invece di lavorare con paesaggi sonori acustici e calmi, ma non sapevo esattamente come fare. Volevo cantare più forte, incanalare questa energia, affilare ogni punta, allentare le strutture. Ho realizzato di aver lavorato molto con uno sguardo maschile lavorando all’esplorazione del volto di Giovanna D’Arco, della reality tv e dei porno, e questo mi ha forzato a prendere una posizione maschile rispetto alla musica. Sono stata molto attirata verso la musica esplorando questa posizione – in particolare Nick Cave, Blixa Bargeld e Michael Gira. Lavorare con queste espressioni potenti - e fallendo miseramente con la mia voce ed il mio corpo – ha creato l’energia specifica che era necessaria per l’album. L’album è stato registrato ai Toybox Studios di Bristol con l’eccellente produttore e musicista John Parish, del cui lavoro sono sempre stata una grande fan”. Ecco dunque quale è stata la spinta propulsiva che Jenny Hval ha saputo incanalare perfettamente nei solchi del suo secondo lavoro, ponendosi dal punto di vista maschile ed esplorando lo studio del volto femminile passando da Giovanna D’Arco a Sasha Grey, scavando nella psiche ed esplorando ogni limite del suo indiscutibile talento vocale. Già dalla title track tutto è chiaro, mai la Hval è sembrata tanto decisa quanto matura, tanto intensa quanto consapevole. I suoi occhi di ghiaccio esplorano il volto femminile che si trasforma mentre la sua voce che sa essere allo stesso tempo dolce, stridula e potente, rompe gli argini e si espande in una dimensione elettrica che finora era stata solo sfiorata, ma che si addice perfettamente a questo suo darsi senza limiti. La Hval sa cambiare atmosfere mantenendo alta la tensione come dimostra lo spoken word sperimentale di “Oslo Oedipus”, un numero ambient dark di sicuro impatto, per poi far impennare di nuovo i ritmi nella violenta “I Got No Strings”. Con “Renée Falconetti Of Orléans” la norvegese torna indietro al 1928 impersonando il regista Dreyer e suggerendo all’attrice Renée Falconetti come impostare il proprio viso e muovere il proprio corpo usando la cinepresa come fosse uno specchio mentre “Give Me That Sound” è un altro numero di spoken word ispirato da Michael Gira degli Swans. Ed è altresì curioso che l’ultimo brano in scaletta abbia lo stesso titolo proprio dell’ultimo lavoro degli Swans: “The Seer”. Jenny Hval mette a fuoco la sua arte interrogandosi e mostrandosi senza pudore, instaurando con l’ascoltatore un rapporto quasi fisico ed intimo tra il suono e la visione. Se “Viscera” ci aveva colpito al cuore, con “Innocence Is Kinky” Jenny Hval ci ha definitivamente conquistato. Nella versione in vinile uscita per la Rune Grammofon c’è incluso il CD ed un libretto con i testi, non esitate: possedetelo.

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