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Il Gambero Rosso

Di: Franz Andreani | 21/04/2013
“Un grave passo indietro a livello istituzionale”, questo è ciò che mi ha detto ieri l’ex senatore del PCI ed ex partigiano e molto molto altro ancora, all’uscita dalla presentazione di una mostra sulla Resistenza in un paese in provincia di Viterbo. Lui, che Napolitano lo conosce di persona non solo come compagno di partito, e che aveva salutato la prima elezione di sette anni fa con una certa soddisfazione, ieri era assai avvilito.
Io sono rimasto silenzioso per lungo tempo. Ero annichilito, come, a ragione, aveva scritto djFlux che rispondeva ad un nostro ascoltatore sulla pagina del “dite la vostra”, ammutolito dal fatto che il partito che aveva vinto le elezioni non riusciva a stringersi attorno al suo segretario e fare quadrato, non riusciva a capire che per battere i qualunquismi occorreva far tesoro degli errori di quel segretario e che occorreva rispondere con delle azioni concrete, uscendo dalla logica e dagli schieramenti di partito. La classe dirigente doveva prendere atto delle proprie colpe quelle cioè di non aver capito che la situazione stava precipitando e che la base di sinistra stava cambiando voto e spandeva croci su progetti populisti capitanati da Beppe Grillo, che c’era stato solamente un cambio di maglietta perché prima sostenevano lega e berlusconi, mentre loro, i dirigenti, pensavano di vincere con manovre più o meno oscure.
Ammutolito ero da quando la mattina del voto una persona molto addentro alle cose del partito mi si avvicina e mi dice: dai che sicuramente ce l’abbiamo fatta, non volendo vedere che il paesello nel quale vivo, che coltivava una tradizione di sinistra quasi all’unanimità, stava consegnando ai grillini l’onore del primo partito. E non me lo toglie dalla testa nessuno che all’epoca delle primarie del PD, con lo scontro tra Bersani e Renzi, c’era gente che diceva che la vittoria del primo rappresentava la vittoria dell’establishment del partito, della nomenclatura. Neanche per sogno, e le carte scoperte dal segretario nel suo ultimo disperato e lodevolissimo periodo di resistenza, dimostrano il contrario, la vittoria dell’asse D’Alema berlusconi ha portato a questo brutto inciampo delle istituzioni che non sono riuscite ad esprimere quel cambiamento che da più parti si chiedeva: una richiesta tutt’altro che vuota di significato, tanto è vero che ora ci ritroveremo guidati dallo stesso gruppo di potere che per un anno ha espresso un debole governo di tecnici poco competenti come quello Monti, portandoci alle elezioni che di fatto sono – oggi possiamo dirlo – veramente una sconfitta di tutta la sinistra, ma una sconfitta perpetuata dall’interno dello stesso PD. Io mi chiedo a favore di chi?
Si badi non mi lascio trascinare nell’anti Napolitano, troppo semplice cavalcare un onda irrispettosa nei confronti di una figura e di un Ufficio tanto alto, ma l’asse D’Alema – berlusconi ha restituito il potere proprio a colui che in molti si erano affrettati a dare per sconfitto e morto politicamente, allorquando fu costretto dalle dimissioni da capo del governo: ora è lui che decide i giochi, pur non avendo vinto, ha operato una formidabile rimonta, e non riuscendo a governare ha spaccato dall’interno, come un’incudine, il PD. Se Bersani un torto ce l’ha è stato quello di aver sottovalutato le forze contrarie nel suo partito, o di averlo capito tutto troppo tardi, quando le urne erano chiuse.
Lo scontento, lo sconforto, la delusione è tanta, abbiamo all’orizzonte nuove elezioni, con leader senza un’idea che non sia il proprio tornaconto. Oppure abbiamo all’orizzonte un altro governo di basso profilo con il cerino dato in mano a berlusconi, pronto a farlo epsplodere quando le condizioni saranno mature.
Chiudo con le parole di Sergio Flamigni, classe 1926, che qualche anno fa mi disse come era rammaricato del fatto di sapere che malgrado tutto il suo impegno sarebbe morto così come era nato, sotto il fascismo. Ma l’Italia è questa, inefficienza, corruzione, pressapochismo se non addirittura malaffare e il vizio di voler essere per forza tutti gli allenatori della nazionale.

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