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Push The Sky Away

Di: Stefano Santoni | 05/03/2013
Se Nick Cave è sempre stato un frontman assolutamente perfetto, talentuoso e carismatico, allo stesso tempo i Bad Seeds sono sempre stati molto più di un semplice gruppo di accompagnamento. Eppure in questo nuovo "Push The Sky Away" troviamo i Seeds ridotti all'osso dopo l'abbandono da parte di Mick Harvey, con Cave già nei Birthday Party e da sempre anche architetto principe degli arrangiamenti e quindi creatore del suono della band. Questo rende la sua assenza ancora più difficile da affrontare rispetto a quella già ardua affrontata dagli australiani dopo l'abbandono di Blixa Bargled. E non basta il ritorno di Barry Adamson a sopperire a questo vuoto. Ma c'è un barbuto occasionale Bad Seed che da qualche anno è a tutti gli effetti il nuovo braccio destro di Cave in tutti i suoi progetti. Il "Dirty Three" Warren Ellis, è di lui che stiamo parlando, è in perfetta simbiosi con il re oscuro in tutti i suoi progetti: dagli allestimenti per le presentazioni dei libri ai Grinderman, dalle colonne sonore agli stessi Bad Seeds con cui collabora da "Murder Ballads" del 1996. Ecco quindi che i loop ed il violino di Warren Ellis portano il nostro lontano dalle impetuosità dell'ultimo "Dig!!! Lazarus, Dig!!!" e dei due lavori targati Grinderman, e lo fanno immergere in un oscuro folk blues, con arrangiamenti trattenuti e raccolti ed una corrente elettronica di fondo che riesce a portare a galla le chitarre e gli archi aggiornando il sound degli australiani. Si parte con "We No Who U R", tanto dolce nella trama musicale quanto inquieta e sinistra nel testo. Nick Cave e Warren Ellis ci cucinano a fuoco basso, ci assediano lentamente ma inesorabilmente come nei blues ispirati di "Jubilee Street" e "Higgs Boson Blues". In "Water's Edge" il violino di Ellis ci trascina in un vortice che ci fa girare per quasi sei minuti senza inghiottirci mai. La cinematica traccia che chiude le danze e da il titolo all'album conferma in pieno la nuova visione di Nick Cave, forse un pò fredda per chi ha amato bruciarsi tra le fiamme dei Grinderman, ma allo stesso tempo lucida e lirica, avvolgente e raccolta, come da lui ancora non avevamo sentito. Sicuramente non il miglior disco dei Bad Seeds, sicuramente non un lavoro seminale, sicuramente non riavvicinerà alle produzioni del nostro i vecchi fan, ma ascoltatelo al crepuscolo in cuffia, potrebbe rapire la vostra anima.

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